Blog di nuovoadamo


Replying to La protesta cattolica di Antonio Socci contro Papa Francesco (terza parte)

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  1. Posted 18/3/2016, 23:08
    Dalle poche frasi di Socci, riportate nell'articolo su, si rivela quanto mai arrogante e scostumato. Solo per questo, non andrebbe ascoltato. Grazie per il lavoro che svolgi quanto mai importante
  2. Posted 18/3/2016, 12:29
    I_tre_pastorelli

    Cari Amici,
    I

    Con questo articolo entro nel cuore del libro di Socci,
    che, come dice chiaramente il titolo, si presenta come un libro profetico e come tale va giudicato.
    La domanda che suscita in quanti lo leggono è la seguente: È un libro di vera profezia che viene da Dio per illuminare la Chiesa e i credenti in questo momento storico oppure di falsa profezia che viene da un cuore preoccupato delle sorti della Chiesa, guidata male da Papa Francesco, che interviene su di lui in modo anche brutale per indurlo a cambiare modo di governo? Socci parla in nome del Dio della Chiesa al più alto dei pastori in essa, che è Papa Francesco, e poi al tutto il popolo di Dio, oppure si riveste di autorità profetica, ma non è Dio che lo ha mandato? E’ un presunto profeta o è un vero profeta?
    Socci, scrivendo in modo profetico e pubblico alla Chiesa di Dio, si sottopone all’esame di quanti nella Chiesa sono profeti e guide spirituali dei fedeli, perché Paolo dà queste direttive in questi casi: “I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino…le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti (che giudicheranno), perché Dio non è Dio di disordine, ma di pace” (1 Cor 14,29-33). In un altro punto Paolo, che apprezza molto il dono della profezia per l’esortazione e il cammino spirituale dei fedeli, dà questa direttiva: “Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie, esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono, astenetevi da ogni specie di male” (1 Ts 5,19-22).
    L’esame o discernimento spirituale sui profeti è molto importante, prima che il loro messaggio sia accolto, perché la tradizione biblica ed ecclesiale, che comincia da Mosé, sa che una delle piaghe del popolo di Dio non sono solo preti e vescovi pedofili, donnaioli o avari (per fare qualche esempio), ma è anche quella dei falsi profeti, in cui, invece dello Spirito di Dio, soffia ed opera lo spirito del nemico di Dio, il diavolo. Gesù e gli apostoli ci mettono in guardia contro i falsi profeti, che entrano nel gregge rivestiti di vestiti, che li fanno sembrare “superfedeli”, ma di vera fedeltà a Dio e ai suoi comandamenti ne hanno ben poca.
    Bisogna quindi imparare a discernere i veri dai falsi profeti, i veri per accoglierli, i falsi per rigettarli. Vi è poi il caso di ciò che chiamo “profezia mista”, in cui alcuni elementi sono buoni e altri non buoni, frutto dello spirito umano del profeta che parla e non più di Dio. In questo caso vale ciò che dice Paolo: “Esaminate tutto, prendete ciò che è buono, astenetevi da ogni forma di male” (1 Ts 5, 19-21).
    Nel caso del profetismo di Socci la questione non si risolve sbrigativamente, dicendo che Socci è un falso profeta, perché il Papa è il Papa, gode dell’autorità apostolica e non si lo può accusare di male circa ciò che fa nel suo governo della Chiesa. L’autorità apostolica, di cui gode il Papa, indubbiamente è un fortissimo elemento che gioca a suo favore contro Socci, ma per fare il discernimento sui profeti e sui pastori, come ci proponiamo di fare, dobbiamo mettere da parte il principio di autorità per mettere a tacere Socci. Dobbiamo invece esaminare i titoli di Socci come profeta e i contenuti e i modi del suo profetare contro Papa Francesco. Ciò ci spinge anche ad esaminare meglio i contenuti della pastoralità di Papa Francesco per vedere se veramente si meritano i rimproveri che gli fa Socci. Anche per i pastori può valere il principio di una “pastorale mista”, in cui il papa, vescovo e sacerdote in cura d’anime svolge un “governo pastorale misto”, per cui a certi discorsi e opere veramente buone ed edificanti si mischiano parole ed opere poco edificanti, se non anche controproducenti per l’edificazione dei cristiani e della Chiesa.
    Nella storia della Chiesa i papi non sempre hanno brillato per saggezza di governo, zelo apostolico e santità personale. La Chiesa ha attraversato tempi bui della sua storia non solo per falsi profeti, ma anche per papi scandalosi e poco saggi nel loro governo della Chiesa, eppure avevano l’autorità apostolica a fondamento del loro ministero petrino. Ai loro tempi insorsero contro veri profeti mandati da Dio per correggerli, come Ildegarda di Bingen e Caterina da Siena, entrambe sante, che rivolsero loro aspri rimproveri, senza contestare la loro autorità apostolica.
    Al termine del suo libro, Socci cita queste due profetesse (p. 225) e, pur rendendosi conto della sua inadeguatezza rispetto alla loro santità, fa comprendere che considera il suo ministero di rimprovero di Papa Francesco fatto in modo profetico sulla stessa linea del profetismo di Ildegarda e di Caterina contro i papi del loro tempo.
    Accanto a queste ispirate contestazioni della pastorale dei papi lungo la storia, abbiamo avuto anche il fenomeno di contestazioni di tipo ereticale, di cui la più tragica per l’unità della Chiesa di Cristo, sussistente nella Chiesa cattolica, fu quella di Lutero. Il suo modo di correggere il magistero del papa del suo tempo circa le indulgenze ed altre cose aveva la forza, la sicurezza del profeta che parla in nome di Dio. Lutero non attingeva questo suo parlare in nome di Dio da visioni particolari, che lo investivano del carisma profetico, ma dal suo incessante riferimento alla Bibbia come libro della Parola di Dio. Egli fu il profeta della Bibbia/Parola di Dio contro il magistero del Papa. Lutero si sentiva così vero profeta, in quanto latore alla Chiesa della vera Parola di Dio da credere e mettere in pratica, cosa che la Chiesa, guidata dal falso magistero del Papa e dei teologi, non faceva, guidando il popolo di Dio in pascoli perversi, privi del vero nutrimento della fede che è la Parola di Dio. Lo scontro tra Lutero e il Papato fu tremendo. Vinse il Papato per i cattolici, ma a che prezzo! La divisione tra cattolici e protestanti, che si proclamano entrambi discepoli di Cristo, rimane tuttora.
    Sorge quindi una domanda: Socci appartiene più al falso profetismo ereticale di Lutero, volto a destabilizzare il Papato, o al vero profetismo di Caterina da Siena? Socci ha la convinzione di appartenere al vero profetismo di Dio alla Chiesa di oggi. Da dove nasce in lui questa convinzione? E’ facile rispondere a questa domanda, se esaminiamo attentamene la struttura della Profezia finale.

    II

    Il libro di Socci è interamente profetico, ma diviso in due parti di diverso genere. Ordinariamente nei libri dei grandi profeti della Bibbia come Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele vi è sempre il racconto di qualche apparizione divina, che chiama colui che l’ha ricevuta al ministero profetico. Considero la prima parte del libro di Socci su questa linea, come il racconto della fonte del suo profetismo. La seconda parte, che ha il genere letterario di una lettera mandata a Papa Francesco, invece, esprime il profetismo personale di Socci.
    In questa prima parte, intitolata “Le profezie e i segni”, Socci non parla mai di sé come uno che ha avuto particolari visioni mistiche e missioni profetiche in seguito a queste visioni. Egli però presenta alcuni di questi veggenti e profeti, antichi e moderni, che hanno profetato su ciò che è già accaduto o sta per accadere ai nostri giorni (secolo XX in poi).
    Cito ora i profeti, di cui Socci porta alcune profezie: la profezia di Fatima, soprattutto per quanto riguarda il terzo segreto, in cui c’è la visione del Papa ucciso; Maria Valtorta; La Salette; Don Bosco; la profezia di Malachia circa l’ultimo papa; Caterina Emmerick; Erika, la profetessa del gruppo di Von Balthasar; le profezie di Anguera in Brasile ancora attuali; la mistica e profetessa Mariana Francisca de Jesus Torres y Berricoa (1563-1635); Teresa Neumann (1898-1962); la Madonnina piangente di Civitavecchia; le apparizioni di Kibeho. A questi profeti ed eventi profetici classici Socci aggiunge le interpretazioni magisteriali di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, volte a far capire il senso della profezia di Fatima, e poi del Cardinale Ivan Diaz e di altri teologi e storici. Infine, Socci mischia a questi commenti sue personali interpretazioni, che fanno presagire il contenuto e l’origine del suo profetismo contro Papa Francesco nella seconda parte.
    In sintesi, in questa prima parte Socci non innalza se stesso come profeta autonomo rispetto ad altri, in quanto chiamato a questo ministero da apparizioni private, ma innalza altri profeti di questo genere, facendosi quasi loro interprete ufficiale. Investito della forza profetica di questi profeti, giudicando le loro profezie di somma importanza per comprendere ciò che è avvenuto e sta per avvenire nella Chiesa di oggi, Socci vuole innalzare la luce proveniente da queste profezie ben in alto su tutta la Chiesa, per illuminare il suo cammino, in modo particolare Papa Francesco, perché svolga il suo ministero di pastore universale del gregge di Cristo con una pastorale adeguata a quanto queste profezie suggeriscono per mettere rimedio ai mali della Chiesa e del mondo.
    Per comprendere meglio questo profetismo di Socci, gioverà fare il paragone con Lutero. Come dicevo all’inizio, Lutero non pone a fondamento della sua contestazione della dottrina della Chiesa e poi del Papato particolari visioni mistiche e profetiche, ma solo il riferimento alla Bibbia come libro della Parola di Dio, che giudica la Chiesa, la sua dottrina e le sue direttive pastorali. In modo analogo, Socci, che non vanta di aver avuto particolari esperienze mistiche di chiamata al profetismo, si rifà al profetismo di profeti cattolici, riconosciuti dalla Chiesa, innalza le loro profezie, per condurre una campagna di diffamazione pubblica della pastorale che Papa Francesco sta conducendo. In questi casi (di Lutero e Socci) è della somma importanza distinguere il valore della Bibbia e delle profezie cattoliche autentiche, dalla interpretazione che ne fanno Lutero per la Bibbia e Socci per le profezie. La Bibbia in sé stessa ha sempre ragione; le profezie autentiche anche, anche se possono avere mischiate cose non autentiche. Le interpretazioni di Lutero e di Socci, invece, possono essere del tutto personali e fuorvianti.
    Questa distinzione ci fa comprendere che nel caso di Socci, che interessa ora a noi da vicino, il suo profetismo personale non sta nell’aver innalzato le profezie autentiche di autentici profeti cattolici, ma nella interpretazione che dà ad esse e nella convinzione che la sua interpretazione esprima l’autentica verità delle profezie.

    III

    Una convalida di queste mie osservazioni è quanto è stato pubblicato nel numero di marzo 2016 sulla rivista di apologetica cattolica “Il Timone”. In copertina appare il titolo a grandi caratteri: “Scontro finale” (che riecheggia il titolo del libro di Socci), poi come sottotitolo è scritto: “Le profezie degli ultimi secoli convergono sui nostri giorni: un’umanità senza fede in pericolo, la crisi della Chiesa e la devastazione di Roma: Due le certezze: la battaglia col demonio è nel suo clou, ma la vittoria appartiene a Cristo”. All’interno, poi, ci sono due articoli, uno di Vincenzo Sansonetti dal titolo: “Profezie qui e ora. Lo scontro finale si avvicina?”, in cui l’autore presenta in modo ampio le profezie di Bruno Cornacchiola, l’ateo convertito a Dio dalla famosa apparizione della Madonna alle Tre Fontane di Roma nel 12 aprile 1947. Su queste profezie ha scritto un libro Saverio Gaeta, dal titolo “Il Veggente, Il mistero delle Tre Fontane”, da cui Sansonetti prende il materiale che presenta. Bruno Cornacchiola non viene citato da Socci.
    Il secondo articolo di Andrea Zambrano dal titolo: “Sogni, visioni e rivelazioni. La devastazione spirituale di Roma”, attinge abbondantemente dalla prima parte del libro di Socci. Nella rivista viene mostrata la copertina del libro di Socci. Per saperne di più di profeti e profezie viene indicato il titolo. Riguardo alla lettera a papa Francesco gli autori non si pronunciano. Sansonetti dice però questo: “Socci è particolarmente preoccupato per il pericolo di apostasia, di perdita e travisamento della fede, che a suo avviso emerge dalla situazione di “smarrimento e confusione che si è creata nella Chiesa con il pontificato di papa Bergoglio”, al punto di scrivere una lunga missiva rivolta direttamente a Francesco, in cui esprime, con i toni diretti che lo caratterizzano, la sua preoccupazione. Gli lasciamo la responsabilità di ciò che afferma, ma sicuramente il grido di allarme da lui lanciato merita di essere preso in considerazione, perché è la stessa preoccupazione che emerge con chiarezza dalla testimonianza di Bruno Cornacchiola…” (p. 12-13).
    In conclusione il Timone rinverdisce solo la memoria dell’esistenza di queste profezie cattoliche circa il presente della Chiesa, ma non si pronuncia sul pontificato di Papa Francesco, né si pronuncia sul valore di esortazione profetica che ha la lettera aperta di Socci a Papa Francesco. La questione rimane aperta e non risolta. Io con questi miei articoli cerco i dare un giudizio principalmente sul valore dell’esortazione profetica di Socci al Papa, indirettamente sul valore della pastorale di Papa Francesco.

    IV

    Ritornando al libro di Socci,
    la prima parte serve a Socci per avere una copertura profetica alla sua filippica contro il pontificato di Papa Francesco contenuta nella lettera. Qua si pone una domanda: E’ sufficiente l’allarme apocalittico che le profezie citate suscitano in chiunque le legge per far nascere una lettera aperta a Papa Francesco del tipo di quella che Socci gli rivolge? E’ troppo sproporzionato il passaggio. Per Socci le profezie catastrofiche sulla sorte della Chiesa e, in particolare di Roma, trovano la loro realizzazione nel pontificato catastrofico di Papa Francesco. Questo è solo Socci ad affermarlo, non certo le profezie. Questo giudizio è parte integrale del suo profetismo, ma si estende ben oltre le profezie citate. Come dice bene Sansonetti nel suo articolo: “Gli lasciamo la responsabilità di quanto scrive”. Solo Socci è certissimo che queste profezie indichino velatamente l’avvento nella Chiesa del catastrofico pontificato di Papa Francesco, come lui lo giudica.
    Che cosa ha indotto Socci a trarre queste conclusioni? A mio giudizio, non certamente queste profezie, che possono essere accolte e meditate da ciascun cattolico senza per questo condannare Papa Francesco. A indurre Socci a parlare così veementemente contro Papa Francesco vi sono altri elementi, che vengono fuori chiaramente dalla lettera. Li compendio intorno ad un solo, che reputo fondamentale: lo scontro tra i “fondamentalisti tradizionalisti cattolici” e Papa Francesco, giudicato come il sovvertitore della tradizione cattolica della fede portata avanti fino a Benedetto XVI. La maggior parte delle proteste di Socci vertono sul tema del sovvertimento della tradizione di fede cattolica, che Papa Francesco sta portando con i suoi rinnovamenti. Questa polemica è portata avanti anche da altri tradizionalisti cattolici, ma in Socci ha una motivazione che si trova solo in lui, la realizzazione di profezie apocalittiche circa la grave cristi di fede che la Chiesa attraverserà negli ultimi tempi a causa di una crisi del Papato stesso, governato in forme che distruggono la vera fede, per instaurare un umanesimo religioso/ sociale, capace di unire assieme tutti i popoli e tutte le religioni, ma a caro prezzo, mettendo da parte la vera fede cattolica.
    A causa di questa visione apocalittica la contestazione di Socci acquista un piglio profetico veemente e deciso nell’accusare Papa Francesco di ogni benché minima trasgressione della tradizione della fede cattolica. Al momento di passare dalla prima parte alla seconda, la lettera scritta al papa, Socci sottolinea che è proprio la visione della grave crisi della Chiesa di oggi, indicata dalle profezie citate, che lo spinge a scrivere a Papa Francesco in forma diretta: “Di fronte a questo affresco del nostro tempo e alla luce di queste profezie ho deciso di scrivere una lettera aperta, con un appello accorato, a papa Francesco” (p. 88). Nel corpo della lettera, poi, c’è un passaggio che esprime chiaramente questa urgenza apocalittica, che induce Socci a scrivere al papa: “Nella prima parte di questo libro ho cercato di ricordare autorevolissimi maestri – come Giovanni Paolo II – che hanno indicato lo scontro apocalittico in corso, fra la Chiesa e anti-Chiesa. Dunque, mi domando, se è questo che sta accadendo, cosa ci è chiesto? E cosa propone lei alla Chiesa e al mondo in questo campo decisivo? Un’enciclica sull’ecologia. Sì, ha lanciato con grande clamore un’enciclica sulla raccolta differenziata della spazzatura, sull’abuso dei bicchieri di plastica e dei condizionatori. Lei è sicuro che sia proprio la risposta che un Vicario di Cristo dovrebbe dare davanti a una crisi spirituale davvero apocalittica e comunque di fronte a una “Terza guerra mondiale”? (p. 107. Si possono leggere testi simili a pag. 148 e pp.224-225 scritte con maggiore enfasi e maggiore sarcasmo).
    A proposito del significato della parola “sarcasmo”, con cui definisco il modo con cui Socci parla della Laudato sì e di tante altre cose che fa Papa Francesco, il Dizionario italiano Zingarelli definisce il sarcasmo come “un’ironia amara e pungente, mossa da animosità contro qualcuno o da personale amarezza”. Questa definizione mi sembra appropriata per definire il tono fondamentale che percorre tutto il libro di Socci. L’ironia di fondo con cui Socci giudica il pontificato di Papa Francesco manifesta una sua “personale amarezza” nei confronti del papa, provocata forse dall’enorme disillusione che sempre più Socci ha avuto, dopo i primi mesi di fervore favorevole, che aveva avuto nei confronti di Papa Francesco. L’ironia del libro, inoltre, mostra l’estrema sicurezza che Socci ha in sé nell’accusare il papa. Di per sé Socci non aspetta che il papa gli risponda, perché Socci non gli scrive per chiedergli dei chiarimenti e per dialogare con lui sui temi controversi che denunzia. Socci si aspetta solo che il papa cambi pastorale, abbandonando la pastorale del tutto umanitaria e ideologica, in cui si è impegnato, e abbracciando soltanto e sempre la pastorale della predicazione della fede che salva per la vita eterna, predicazione che andrebbe fatta secondo Socci nei modi antichi, che tradizionalmente ha percorso la vita della Chiesa fino al Concilio Vaticano II.

    V

    Quale giudizio dare di questa visione apocalittica delle cose, che spinge Socci a disprezzare in modo così sarcastico l’enciclica Laudato sì, e a giudicare poi il papa assolutamente non all’altezza dei tempi nel governo della Chiesa?
    A mio parere Socci non ha una vera fede apocalittica in mente, fede che dovrebbe far parte del patrimonio di fede di ogni vero e maturo credente in Cristo, ma “un’ideologia apocalittica”, che si è creata mettendosi alla scuola dei profeti cattolici, da lui citati. In altre parti della sua lettera Socci accusa il papa di parlare in modo ideologico dei poveri: “Lei, padre Bergoglio, fa un gran parlare dei “poveri”. Ma lo fa in modo che per me - che sono figlio di un minatore cattolico (anche mio nonno era minatore: una storia proletaria) – è inaccettabile: perché è un modo ideologico, demagogico, sociologico. E i poveri sono stati fin troppo strumentalizzati da avventurieri dell’ideologia del Novecento…” (p. 221). Lo stesso dice sul tema dell’Anno santo della misericordia e della tenerezza: “Lei ha scelto invece di enfatizzare soprattutto le opere di misericordia (e quelle corporali piuttosto che le spirituali), con la solita traduzione sociologica della fede. Le opere della misericordia sono importanti, ma non sono nulla senza i sacramenti che santificano e che permettono di ottenere l’indulgenza. Questo è ciò che i giornali hanno definito il Giubileo di Francesco: la sociologia che prevale sul soprannaturale” (p. 113); “Anzitutto va detto che tutta questa enfasi sentimentalista sulla magnanimità, la tenerezza e la misericordia, obiettivamente cozza con i fatti, cioè col suo temperamento notoriamente autoritario, che lei stesso ha ammesso per il periodo in cui fu provinciale dei gesuiti, ma che tutti ravvisano in lei anche oggi, insieme con una certa tendenza al risentimento e alla vendetta. Questo dà una certa connotazione ideologica e poco credibile alla sua predicazione sulla “tenerezza”…(più avanti) Ma questa non è proprio l’errata idea di misericordia che proprio oggi si va predicando?” (p 156).
    Ho citato questi due modi ideologici di parlare, secondo Socci, della misericordia e dei poveri, che sono i temi più importanti trattati da Papa Francesco nel suo pontificato, per metterli ora in confronto col modo ideologico con cui Socci parla delle profezie apocalittiche, rivolgendosi a causa di esse contro il papa. Socci non è vero profeta apocalittico, mandato da Dio al papa (potrebbe pure esserlo e allora andrebbe ascoltato), ma un “ideologo apocalittico”, che trae dalla sua ideologia apocalittica la forza di parlare con modo veemente e del tutto irrispettoso contro Papa Francesco. In conclusione, Socci non ha le credenziali per essere considerato un profeta mandato da Dio, ma, attenti, ciò non vuol dire che tutto ciò di cui accusa il papa sia sbagliato. Questo discernimento spirituale sul suo profetismo serve soltanto per svestirlo di questa “aura profetica”, di cui si rivestito nel parlare contro il papa. Svestito di questi panni, Socci è solo un tradizionalista cattolico, fortemente ancorato al modo tradizionale di predicare la fede del tempo prima del Concilio Vaticano II, che per lui è l’unico modo pastorale per indurre gli uomini a convertirli a Cristo e alla via della salvezza. Dietro di lui poi ci è tutto il mondo dei tradizionalisti cattolici, ben preparati e forti credenti, che secondo la loro formazione combattono strenuamente la battaglia per Cristo e per la salvezza e si trovano in disaccordo più o meno netto e pubblicamente espresso circa la pastorale del Papa in parole e opere. Quindi, smantellata la protesta di Socci di tutto il suo pathos apocalittico e del genere letterario della profezia, rimane di discutere con lui le singole contestazioni a Papa Francesco, che escono, prima ancora che dalla sua penna, dal suo cuore. Lo faremo tenendo presente ciò che Paolo ci esorta a fare, ad esaminare ogni cosa, a tenere ciò che è buono e a astenersi da ogni male.
    Prima però di affrontare questa discussione, penso che sia conveniente esprimere un giudizio, naturalmente personale, su profeti e profezie, teologi e pastori di anime, che Socci cita nella prima parte del suo libro Questo mondo autenticamente profetico contiene un messaggio da trasmettere ai cristiani e alla Chiesa di oggi, senza che ci faccia arrivare a profetizzare contro Papa Francesco, come fa Socci. E’ quindi importante imparare a interpretare bene questo messaggio, se vogliamo che la Chiesa di Dio non si arricchisca solo della sapienza di pastori e teologi, come oggi spesso avviene, ma anche di quella di profeti, mistici e veggenti, quelli autentici naturalmente (continua).

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